GLI STUDENTI DELLA BONECCHI INCONTRANO VITO FIORINO
Nella mattinata di lunedì 7 novembre gli studenti della Scuola secondaria Bonecchi hanno incontrato Vito Fiorino, cui l'amministrazione comunale di Rho ha dedicato un albero nel Giardino dei giusti per aver salvato la vita a decine di migranti a Lampedusa.
L'evento è stato organizzato dalla professoressa Nicoletta Sala.
All'incontro, che i ragazzi hanno seguito con interesse ed emozione, hanno partecipato anche il sindaco di Rho Andrea Orlandi e il dirigente scolastico.
Di seguito il racconto della mattinata, alcune immagini e l'articolo uscito sul numero di "Settegiorni Rho" dell'11/11/2022 (per gentile concessione).
“Sono stato un migrante anch’io e non me ne vergogno. Vivevamo in una cantina, qui vicino, a Sesto San Giovanni.” Comincia così il racconto di Vito Fiorino ai ragazzi della scuola secondaria dell’Istituto de André di Rho.
Vito, soccorritore di naufraghi a Lampedusa, è uno degli uomini celebrati nel Giardino dei Giusti di via Redipuglia, a Rho. Con la sua barca, il 3 ottobre 2013, salvò 47 persone. Quella notte i morti accertati furono 368. Ne avrebbe salvati di più, se avesse potuto, ma “a un certo punto la Gamar era piena, era troppo piena. Rischiavamo di andare a fondo.” E così ha riportato a riva la barca, a cui aveva dato il nome dei nipoti Gabriele e Martina, e non ha più preso il largo.
Da allora si dedica anima e corpo a testimoniare, spiega ai ragazzi che la povertà che 70 anni fa spingeva gli italiani ad andare nelle città del Nord o ad attraversare l’Atlantico per raggiungere l’America è la stessa che spinge oggi gli africani ad attraversare il Mediterraneo. Che le barche stracolme di uomini, donne e bambini prima partivano da qui e a volte non arrivavano.
Vito chiede ai ragazzi cosa avrebbero fatto loro al suo posto. Se fossero stati loro a uscire in barca con gli amici per pescare, se avessero visto quegli uomini in mare con le braccia tese, se li avrebbero salvati. I ragazzi, emozionati per la testimonianza e per la presenza del Sindaco Andrea Orlandi e del Dirigente scolastico Igor Baldan, rispondono di sì. “Sì,” spiega uno di loro “perché sono essere umani come me. Altrimenti li avrei avuti sulla coscienza.” Vito gli stringe la mano. “Il più giovane dei miei salvati allora aveva la vostra età, tredici anni.” Ora è un uomo. Uno dei tanti che, da allora, lo chiamano padre.